giovedì 24 maggio 2012

Giovanni Zol


Intervento Cerimonia
Mune, 6 maggio 2012
Sono passati ormai 67 anni da quel 25 aprile che pose fine alla seconda guerra mondiale che, in Italia, abbiamo chiamato “guerra di liberazione”. E’ una data questa che ci invita a pensare e a riflettere su quanto è successo tanti anni fa e su quanto vorremmo non succedesse mai più.
Purtroppo, il ricordo di cosa significhi la guerra, non è bastato a costruire un mondo di pace. Ancora oggi ci sono conflitti piccoli e grandi che provocano morte e distruzioni in vari Paesi del mondo.
Tutto ci appare come tanto lontano quando, invece, tutto è molto vicino. Basti pensare a ciò che avviene in alcuni Paesi dove, l’odio etnico, continua a mietere vittime in nome della costruzione di una società etnicamente pura. Purtroppo, la riflessione da fare, è che non si tollera il diverso. Spesso, la diversità di “razza” o di religione diventa motivo di conflitto e di guerre, guerre che passano attraverso la lotta verso chi è diverso da noi.
Sono però convinto, forse anche grazie alla mia giovane età, che tutto questo possa e debba essere cambiato. Siamo noi giovani che abbiamo il dovere di risvegliare le nostre coscienze, di farle uscire dal torpore in cui il benessere economico della seconda metà del novecento le ha relegate. Dobbiamo cominciare a riprovare orrore ed indignazione dinanzi alla sofferenza dei nostri simili.
L’impegno a far “ scoppiare la pace “ deve essere una priorità per tutti, cominciando dalla piena accoglienza delle persone che ci stanno intorno. Una società civile non ha bisogno di eroi ma di uomini e di donne di buona volontà impegnati a costruire un futuro di pace per le generazioni che verranno.
Solo così potremo degnamente onorare la memoria di quanti, come Giovanni Zol che oggi ricordiamo, hanno sacrificato la propria giovane vita per assicurare alle generazioni che gli sono succedute la libertà, la pace ed il benessere di cui hanno potuto godere dalla fine del secondo conflitto mondiale.

Luca Crestan